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In latino FAMILIAE significa “di famiglia”, ma anche “per la famiglia” e “alla famiglia”. FAMILIAE è la parola che ci rappresenta meglio di tutte, perché testimonia il nostro impegno concreto, quotidiano, in favore delle persone e delle loro famiglie: il nucleo entro il quale ciascuno di noi dovrebbe sentirsi accettato, capito, protetto. L’idea di fondare FAMILIAE è arrivata dopo anni di lavoro di gruppo, quando abbiamo capito che non ci bastava più essere avvocati, ma volevamo dare un senso ultimo, ancora più profondo all’impegno totale dedicato alla nostra professione. Abbiamo capito che con la nostra sensibilità e il nostro impegno volevamo e  potevamo contribuire a rendere le persone più felici, e migliore la vita dei Clienti che si rivolgono a noi e ci affidano i loro problemi, le loro preoccupazioni e i loro affanni. Così è nato FAMILIAE. All’interno di FAMILIAE, ciascuno di noi esercita la propria professione in regime fiscale di autonomia: ciò che ci unisce è il complesso di valori che condividiamo, l’amore per il diritto, la passione per gli altri. FAMILIAE ha una Carta dell’Identità. È il nostro Statuto dei Valori, la nostra bussola: racconta chi  iamo, cosa facciamo e come aiutiamo i nostri Clienti a realizzare i propri obiettivi. Nella Carta dell’Identità è iscritto il senso del nostro progetto comune e del nostro lavoro a favore degli altri.

 IL FIGLIO MAGGIORENNE RIFIUTA UN LAVORO? REVOCATO L’ASSEGNO DI MANTENIMENTO

Da tempo la Corte di Cassazione ha dichiarato guerra alla cattiva abitudine di tramutare l’assegno di mantenimento in una rendita di carattere parassitario a carico del coniuge economicamente più forte.

E così, in più occasioni, la Corte ha ribadito che il diritto al mantenimento sussiste solo nel caso in cui chi lo invochi abbia una reale esigenza di sostegno, in assenza di capacità di lavoro o comunque in mancanza di concrete opportunità lavorative.

Coerentemente, la Corte ha ritenuto che chi disponga di capacità di lavoro deve accettare gli impieghi che gli vengono concretamente offerti, senza restare in inerte attesa della occupazione che corrisponda esattamente alla propria formazione o alle proprie personali aspirazioni.

I Massimi Giudici hanno precisato che la ricerca di un impiego deve avvenire “in base alle opportunità reali offerte dal mercato del lavoro, se del caso ridimensionando le proprie aspirazioni”. Insomma, “indugiare nell’attesa di una opportunità lavorativa consona alle proprie ambizioni” è un comportamento colpevole che non può giustificare l’obbligo per il coniuge economicamente più forte di contribuire al mantenimento dell’altro coniuge o del figlio maggiorenne che resti inerte (tra le altre, Cass. Civ., sentenza n. 27904/2021).

Avv. Giovanni Antonio Lampis

Il presente documento è stato elaborato sulla base della recente giurisprudenza della Corte di Cassazione sull’argomento.
Non dimenticare che nell’applicazione pratica del diritto di famiglia la regola di giudizio e le prassi interpretative hanno valore materiale prevalente sul dato normativo, che deve essere declinato ogni volta in base agli elementi che caratterizzano il fatto concreto.
Per una migliore e più dettagliata trattazione dell’argomento, puoi chiedere un consulto con i nostri esperti.

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