Il completamento della formazione scolastica è la prova della acquisizione delle competenze necessarie a inserirsi nel mondo del lavoro. Di conseguenza, concluso il ciclo scolastico, il figlio maggiorenne non ha più diritto ad essere mantenuto dai genitori.
La Corte di Cassazione ha avuto modo di tornare anche di recente sulla questione, affermando un principio che non risponde a logiche punitive nei confronti del figlio che, conclusi gli studi, non si attiva per la ricerca di un lavoro: ma, al contrario, punta ad esaltarne le potenzialità, valorizzando l’autonomia e la capacità di auto-organizzazione in funzione della concreta realizzazione di un progetto di vita individuale.
Fa eccezione, naturalmente, l’eventualità in cui il figlio – pur essendosi applicato attivamente nella ricerca di un impiego – sia rimasto incolpevolmente ai margini del mercato del lavoro.
Avv. Giovanni Antonio Lampis
Il presente documento è stato elaborato sulla base della recente giurisprudenza della Corte di Cassazione sull’argomento.
Non dimenticare che nell’applicazione pratica del diritto di famiglia la regola di giudizio e le prassi interpretative hanno valore materiale prevalente sul dato normativo, che deve essere declinato ogni volta in base agli elementi che caratterizzano il fatto concreto.
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